Ero giovane, anzi giovanissima, forse 16 anni o poco più. Era la prima volta che mio padre mi mandava a Roma al posto suo per gli eventi di Alta Moda. Lavorare con i grandi nomi della moda era davvero un’impresa pionieristica negli anni ’80.
Per me era come entrare in una bolla magica: modelle che si spogliavano e si vestivano, trucco, coiffeur, vestiti lanciati e ultimi dettagli da rivedere, un turbinio di emozioni da far girare la testa.
Renato mi guardò e mi disse di prendere uno sgabello: lo posizionò delicatamente proprio a ridosso del tendone che separava quel mondo caotico dalla passerella e dal pubblico che affollava la sala.
Mi parlava con calma, in gran contrasto con il brusio e il movimento che ci circondava: “Mettiti qui in piedi, e quando arrivano le modelle, vestile con i bijoux giusti!!!
I bijoux giusti?? Il panico… Ma gli occhi rincuoranti di Renato parlavano da soli.
Eccomi in piedi sullo sgabello (visto la mia altezza era l’unica opzione per mettere al collo i bijoux, ndr) a vestire queste splendide figure, ad abbinare per la prima volta l’accessorio ad un abito…
Caro Renato, per me, per noi, è stato davvero un onore poter collaborare con te e veder risplendere la tua bravura e il tuo immenso gusto in ogni tua creazione. Ci mancherai, ma soprattutto mancherà il tuo gusto sopraffino a tutto il mondo Fashion.
Orgogliosa di averti conosciuto.